Quota 41 estesa a tutti lavoratori: di cosa si tratta e quando entrerà in vigore

Quota 41 potrebbe essere estesa a tutti a partire dal prossimo anno? Tutti i dettagli sulla novità tanto attesa dagli italiani

Riformare il sistema delle pensioni è tutt’altro che semplice e i vari governi hanno adottato soluzioni molto specifiche piuttosto che dar forma ad interventi strutturali. Un percorso progressivo che è andato ad interessare in particolare l’universo delle pensioni anticipate, destinando a specifiche categorie la possibilità di interrompere l’attività lavorativa prima del tempo e andare in pensione.

Quota 41 estesa a tutti? I dettagli della possibile novità
Pensioni, il governo valuta l’estensione di quota 41 (ilciriaco.it)

Ma in questo periodo si sta parlando della possibilità di mettere in atto un nuovo grande intervento, ovvero di estendere Quota 41 a tutti andando di fatto a sostituire Quota 103. Cosa significa e quando questo potrebbe accadere?

Pensioni, Quota 41 estesa a tutti? I dettagli e le novità

Ad oggi quando si parla di pensione Quota 41 si fa riferimento ad un trattamento pensionistico erogato a coloro che hanno 41 anni di contribuzione, con almeno 12 mesi versati prima del compimento dei 19 anni. Si tratta dunque di una possibilità di andare in pensione rivolta solo ad una ristretta platea di lavoratori, ma le cose potrebbero ben presto cambiare. Si lavora infatti alla possibilità di estendere questo strumento a tutti i lavoratori e non soltanto ai ‘precoci’. Quando? A partire dal 2025, almeno nelle intenzioni dell’attuale esecutivo.

Quota 41 precoci, quali sono i requisiti richiesti
Quota 41 avrebbe gli stessi criteri dell’odierna quota 41 precoci (ilciriaco.it)

Tanto da dar forma ad un gruppo di lavoro messo in piedi dal CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) avente il compito di studiare l’evoluzione del sistema pensionistico italiano e verificare la possibilità di introdurre per tutti questa misura. Pensione Quota 41 precoci è in vigore dal 2017, introdotta con la legge di Bilancio preparata in quel periodo ed avviata ufficialmente con il DPCL 87 del 23 maggio 2017.

Riguarda ad oggi solo coloro che hanno iniziato a lavorare tra i 16 ed i 18 anni accumulando prima del compimento del diciannovesimo anno 12 mesi di contributi. Questo requisito consentirà loro di interrompere il lavoro anche a 60, 61 anni, a patto di avere almeno 41 anni di contributi.

Estendendo il criterio a tutti verrebbe meno il requisito dell’età anagrafica minima ad oggi necessario per l’uscita dal lavoro. La platea di possibili beneficiari verrebbe in tal modo allargata e non di poco: ragion per cui il governo Meloni dovrà verificare anche la sostenibilità economica, ovvero sulla base delle risorse disponibili, di una simile forma di trattamento pensionistico voluta fortemente dalla Lega. E della quale nei giorni scorsi ha parlato il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Claudio Durigon.

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